I sussurri e le urla penetrarono nella mente di Koraxis. Lui portò le mani al viso. Piagnucolii e squittii pietosi furono gli unici suoni che gli sfuggirono.

Di nuovo, lo scenario intorno a lui era cambiato. Era in piedi sul margine di un meteorite. Nonostante l'Atollo fosse vasto, riconobbe i pezzi di navi che gli scorrevano accanto, ma erano diversi da come li ricordava. Erano contorti in forme orribili. I viola e i blu profondi erano attenuati. Era tutto tranquillo, tranne lui.

Koraxis teneva l'occhio nelle mani deteriorate. Pulsava ancora di energia.

…Liberami…

Sentì una voce suadente, rivolta a un'anima disposta a eseguire i suoi ordini. Ma la distorsione che ne seguì ricordò a Koraxis perché era venuto lì. Una fine irrintracciabile per questa reliquia maledetta.

Strinse il pugno intorno all'occhio. Le urla gli trafiggevano le orecchie facendosi più intense. Una mano scura si protese verso di lui, le dita a pochi centimetri dal suo braccio. Koraxis lanciò l'occhio nell'Atollo con tutte le sue forze.

Crollò a terra.

E poi, un bussare alla porta.

Koraxis si svegliò di soprassalto, la mano già pronta ad afferrare la pistola. I sussurri erano scomparsi e i suoi alloggi erano silenziosi. Si guardò intorno, stordito.

Koraxis scese dal giaciglio a passi incerti e si avvicinò piano alla porta. Prese la mira.

Il metallo si aprì cigolando.

Fuori c'era un umano con indosso un mantello scuro e decorato. Una mano era alzata in segno di saluto, l'altra stretta attorno a un tomo che emanava la stessa energia da incubo dell'occhio… di Nezarec.

"Chiedo scusa per aver disturbato il tuo sonno", disse l'uomo in una lingua che Koraxis capiva vagamente. "Ma sei per caso Koraxis?"