Il labirinto di asteroidi e detriti dell'Atollo offriva molti nascondigli a coloro che desideravano far perdere le proprie tracce. E dei potenziali luoghi di ritrovo a coloro che avevano partecipato a imprese meno rischiose.

Un enorme ketch si era sistemato tra i detriti, su un asteroide scelto dal capitano, e aveva aperto i battenti. Presumibilmente, come "bar".

La musica risuonava e la clientela era tanto turbolenta quanto spietata. Pirati eliksni.

Koraxis sedeva a un tavolo con la testa appoggiata tra le mani superiori, la coppa in quelle inferiori. Per la spossatezza non aveva bevuto un sorso da quando si era accomodato. E non si era accorto che nel bar era entrato un imponente capitano, affiancato da due reietti più piccoli. Il capitano si diresse verso il suo tavolo.

"Dov'è la reliquia?" chiese il capitano nella loro lingua comune, torreggiante sul tavolo.

Koraxis si irrigidì visibilmente e strinse la coppa così forte che il tessuto intrecciato attorno ai suoi palmi quasi si lacerò.

"Non ce l'ho", rispose.

Prima che Koraxis potesse elaborare quanto successo, il capitano lo sollevò dalla sedia. Nonostante fosse stato liberamente definito come capitano dal proprio equipaggio, fisicamente Koraxis era decisamente più piccolo dell'eliksni che aveva davanti. I suoi piedi penzolavano in aria.

"Patetico. Indegno del tuo equipaggio."

"Hai ragione", disse Koraxis con la sconfitta nella voce.

Le parole del capitano erano velenose, ma non così d'impatto come il pugno che schiantò il viso di Koraxis. Gli altri avventori si dispersero. Seguì un turbinio di pugni e insulti, con un flebile coro di risate eteree di sottofondo al caos violento.