Dovendo trascinare lentamente la gamba ferita, la strada di ritorno alla sua nave vuota fu per Koraxis più lunga del solito. Uno sfinimento persistente si insinuava tra le fitte di dolore. Era grato che il pestaggio del capitano fosse stato interrotto dai pugni di un altro cliente per un tempo sufficiente a permettergli di sgattaiolare via, ma la paranoia di essere rintracciato era rimasta.

Era come se una forza invisibile aleggiasse dietro di lui.

Koraxis proseguì, mantenendo lo sguardo in avanti.

Quando finalmente raggiunse la nave, il portello si aprì con un sibilo e rivelò uno spazio buio. Ignorò le abituali precauzioni, essendo troppo concentrato sul dolore insopportabile agli arti.

L'amaca che si era costruito lo chiamava. Vi crollò sopra e non espirò finché non ebbe trovato una posizione abbastanza comoda.

Il sonno lo raggiunse non appena chiuse gli occhi. Erano giorni che non riusciva ad addormentarsi così in fretta: conseguenza dell'insonnia forzata e del pestaggio a sorpresa.

Poi qualcuno bussò alla porta.

Nel momento in cui Koraxis sentì il colpo sul metallo, prese la pistola sullo scaffale accanto all'amaca.

Si avvicinò alla porta cercando di fare il più piano possibile. La pesantezza gravava su ogni parte del suo corpo.

Esitò, con gli occhi fissi sul metallo arrugginito. Poi di nuovo: toc, toc, toc.

La porta si aprì cigolando e Koraxis puntò con l'arma…

…il nulla.

La confusione si insinuò nella sua mente, poi qualcosa lo colpì. Con violenza. Koraxis strinse forte i quattro occhi. Fu scaraventato all'indietro e si preparò all'impatto.

Che non ci fu.

Quando Koraxis aprì gli occhi, si aspettò di vedere le pareti del suo ketch. E invece vide la Piramide lunare. Lucida e scura.