Mi trovo nuovamente a predare di notte, mio Testimone, ignoto come i loro ultimi rantoli. Ma le mie permanenze non sono più faccende oziose. Non sono un predatore tra gli ahslid più di quanto un tessitore è un predatore di lino. La morte crea spazi nei quali la mia progenie cresce e infonde una paranoia che fa serrare i pugni. Ogni carapace schiacciato fa girare gli ingranaggi assemblati dalla mia mano.

Non hanno più bisogno del mio intervento diretto. I miei figli hanno figli a loro volta e ad alcuni hanno impartito le mie lezioni. I favoriti sono coloro che le hanno imparate bene. Convergono sulla mia forma e, non sollecitati, preparano banchetti di saggezza ai quali partecipano con trasporto. Fabbricano armi, poco più di rocce scagliate all'ombra lunga gettata dall'Oscurità, ma sufficienti a frantumare il loro mondo. Solo Uun rappresenta una delusione, spaventato com'è dal suo potenziale per la gloria. L'ho liberato dal mio aiuto. Essere ignorati è il destino più crudele di tutti.

Mi hai insegnato la lezione più preziosa, l'irrilevanza. Solo uno scopo può fare da impulso. È il momento di chiarezza che mi ha liberato dal suolo mondano. Il dono finale che non concedo alla mia progenie. La lezione più difficile da impartire e l'eleganza dell'esposizione con cui mi hai rivelato la verità è motivo di profonda ammirazione. Non posso fare lo stesso senza riflessione. Ho imitato me stesso fin troppo bene, ma imitare te, mio Testimone, è una delle sfide per la quale mi considero indegno.