Chapter 4

Raggiungere la periferia della Città era un'autentica impresa. Con il passare dei giorni, i controlli dei cabal si facevano più pressanti. Gruppi di civili o l'occasionale guardiano tentavano la fuga, per poi venire abbattuti da squadriglie di navi bramose di morte. Anche le strade non erano sicure, con pattuglie ovunque e carri che si muovevano per i centri dei distretti.

Anni di sostegno ai guardiani e di trasmissioni sentite alla radio avevano riempito la testa di Eva di nozioni riguardanti quei terribili invasori. Capì che stavano passando a pettine un blocco dopo l'altro, senza una particolare attenzione al dettaglio, quasi senza pensarci troppo. Energumeni senza cervello, proprio come venivano descritti nella Torre.

Il suo gruppo si nascondeva e osservava, e si spostava solo quando lo facevano i cabal. Grazie a questa strategia, raggiunsero i confini della Città. Zone abbandonate, dove l'umanità era solo un'ombra proiettata sulla Muraglia.

Ogni giorno, Eva organizzava come e cosa fare, inviando pattuglie per il recupero di scorte verso il centro. Le serate trascorrevano tra le parole di nuove tattiche per il giorno seguente.

E, con sua grande soddisfazione, la notte sedeva con in mano ago e filo, per garantire ai sopravvissuti abiti caldi.

Mentre i tre guardiani recuperavano le forze (il titano era caduto sulla via verso la Breccia), questi si prodigavano in utili consigli. I sopravvissuti non dovevano mai restare nello stesso posto per più di un giorno o due. Organizzavano turni di guardia ogni notte e accendevano la radio a giorni alterni per ascoltare le trasmissioni. Per ascoltare una voce possibilmente amica. Per ascoltare una voce di speranza.

Eva si trovava nella stanza insieme ai guardiani quando quella di Zavala si manifestò alla radio. "Se è rimasta anche solo una Luce nel sistema, l'adunata è su Titano."

Chiuse la porta affinché gli altri non sentissero, e ascoltò la conversazione dei tre. La strega, Tam, si identificò come la sorella di Trinh. Era deciso. In qualche modo, i due sarebbero riusciti a decollare e raggiungere Titano. Il cacciatore Ramos, invece, voleva rimanere.

La discussione fu inconcludente, poi si interruppe. I tre guardiani rivolsero lo sguardo a Eva. Allargò le braccia e disse: "Mi fido di voi. So che farete la cosa giusta." Rimasero. E presto divennero fondamentali per il successo della loro operazione.

Quello che era cominciato come un semplice atto di sopravvivenza divenne uno sforzo organizzato per far evacuare i civili dall'Ultima Città. I gruppi di recupero scorte tornavano indietro con nuove persone. I gruppi di ricognizione esploravano i margini della Città alla ricerca di vie di fuga, luoghi dove i cabal tendevano ad abbassare la guardia.

Eva scoprì che le doti organizzative che usava per pianificare le feste alla Torre tornavano utili nell'organizzazione degli spostamenti nel sottosuolo. Recuperò lavagne dalle vecchie aule per creare un programma e scrisse sul retro di vecchi moduli e lettere per etichettare pacchetti di consegna per i civili e l'occasionale guardiano senza Luce.

Giorno dopo giorno, diventò la sua routine. Operava dietro le quinte del Sottosuolo: pianificare, spostare, cucire, ripetere. Perfino quando fu stabilito il contatto con il Rifugio e l'obiettivo divenne portare i sopravvissuti nella Zona Morta Europea, Eva continuava ad assicurarsi che tutto procedesse secondo i piani.

Dopo averci riflettuto un po', chiese di non parlare di lei e del suo ruolo. Riuscì a contattare persone come Tess, dicendo loro che era viva. Questo le era sufficiente. Ebbe l'opportunità di abbandonare la Città decine di volte.

Ma quando decideva che l'avrebbe fatto, che sarebbe salita su quel convoglio, ci ripensava. Faceva un passo indietro. Si rimetteva al lavoro.

Fu quello il modo in cui, per Eva Levante, trascorsero i mesi della Guerra Rossa.