Chapter 2

Lo senti prima che accada.

È già successo prima. Lo senti nelle ossa: questa cosa ti ha inseguito attraverso le galassie, come un terrore di cui non ti puoi liberare. Ti distruggerà. Ci distruggerà tutti.

Prima manca il respiro. Poi sopraggiunge il dolore. Non è localizzato in nessun punto, ma è ovunque e ti trascende. Vuoi correre, ma forze eguali e opposte ti trascinano in ogni direzione, mantenendoti perfettamente immobile.

Questa volta non si può fuggire. Ti senti privare di qualunque cosa tu sia stato. Sanguini argento nell'aria, nell'aria che è come acqua, e osservi il tuo sangue argenteo abbandonare il tuo corpo. Vuoto. Vuoto. Vuoto.

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Sono l'Oratore che assiste alla fine del mondo.

In questa esperienza, mi sovrastano flussi di immagini statiche e feroci, a volte così rapide e incessanti che non riesco a sentire o vedere nulla. Il Viaggiatore balbetta qualcosa: mi dice tutto e niente allo stesso tempo, attraverso incubi a occhi aperti, incalzanti e stereoscopici. Sono io, eppure non lo sono.

E io || sono colto nei fili neri di una ragnatela, l'assordante silenzio dello spazio mi congela e || non ho risposte.

La caduta non è rapida. Dura settimane, mesi: cataclismi disastrosi, naturali e artificiali, devastano gli insediamenti umani su ogni pianeta || che ho creato, che ho plasmato, il mio lavoro, raso al suolo ||. Terremoti. Maremoti. Eruzioni solari. Cicloni, voragini, laghi che esplodono, incendi. Piaghe incurabili e sconosciute mietono la popolazione in poche ore. L'acqua si annerisce, piena di ignoti veleni || e mi viene spinta in gola ||. Il terreno si spacca e inghiotte intere città || e io soffro soffro soffro ||.

È già successo prima. Nei miei sogni ho visto le città cadere, città aliene, fatte a brandelli da un vento così furioso da livellare un intero pianeta || e non è colpa mia ||.

Ma ora è diverso. Il Viaggiatore non ci ha lasciati. Una cosa nuova || che si ricorda a metà, che si vorrebbe dimenticare, questa falsa sorella || è giunta.

Io || non voglio abbandonarti || osservo su schermi tremolanti la gente che tenta di fuggire dai pianeti esterni. Le navi Esodo bruciano || come brucerò io || con migliaia e migliaia di persone a bordo. Ci raduniamo in gruppi, pieni di terrore, accalcati || intrappolati, bloccati, condannati || su avamposti di soccorso, sperando oltre ogni speranza.

Cerco di aiutare i soccorsi, ma i miei pensieri continuano a || fuggire || frammentarsi sempre più. Non riesco a || fuggire || tenere separata la mia mente || fuggire || da quella del || fuggire fuggire FUGGIRE FUGGIRE || Viaggiatore.

Poi, tutto d'un tratto, il silenzio.

Ed è il silenzio a infliggermi il colpo di grazia.