Chapter 8

Maury Yamashita si tuffa in acque cattive.

Non è proprio acqua, ma è così che i delfini l'hanno soprannominata. Oceano cattivo. Perché nuotarci non è per niente bello. A quasi -200 gradi, il metano è così ferocemente gelido che il vuoto, il culmine del freddo puro, tiene Maury al caldo. Indossa una tuta morbida, imbottita di microscopici strati di vuoto, a loro volta inseriti in nanostrutture cristalline che impediscono perfino alla luce di passare tra le giunzioni. Questo significa che il freddo non può entrare... e il calore del suo corpo non può uscire.

E così sfida la morte in un oceano freddo come il nono girone dantesco. Ovviamente potrebbe emanare calore, la tuta lo permette. Ma la diffusione del caldo indurrebbe l'azoto a dissociarsi dall'oceano di metano-etano e le bolle lo rallenterebbero. Ciò è inaccettabile per una serie di motivi, uno di quali è che è già troppo lento. Il metano liquido è denso quasi la metà dell'acqua, pertanto le sue enormi pinne e i suoi propulsori sibilanti faticano non poco.

Un altro motivo è che morirà se non riesce a tornare in tempo.

"Maury", gli sussurrano i sensori. Ha impostato il volume quasi al minimo. "Torna indietro. Non vale la tua vita."

Mi dispiace Mia, pensa lui. Deve valere la mia vita, altrimenti significa che valgo più di loro, cosa che non è. Io li ho fatti entrare e io li faccio uscire.

Ha sempre amato quei piccoli, stupidi sciamanti.

La sottostruttura della Cupola 2 lo circonda, un dedalo di sostegni ultraleggeri e fasci di cavi tortuosi. L'ombra di un gigantesco supertrasporto impedisce alla tenue luce di passare: Maury percepisce il suono accennato dei propulsori della nave che lotta per allontanarsi dal molo della Cupola 2 e trasportare l'ennesimo carico di persone congelate verso un elevatore di evacuazione. Se guarda in basso, i suoi fari illuminano una chiazza di plancton azotosomico, primitiva forma di vita basata sul metano. Se guarda indietro verso la Cupola 1, riesce a intravedere la sagoma grassoccia del Duiker, il sommergibile di ricerca, ormeggiato alla parte inferiore dell'arcologia. Dentro c'è E. F. Babatunde, che probabilmente sta implorando qualcuno di dirgli cosa sta succedendo.

Scende in profondità. I suoi delfini sono già al sicuro, al largo. Deve far uscire gli sciamanti dall'habitat di ricerca.

"Ancore mareali scollegate", riferisce Xiana McCaig. "Più di così non è possibile allentare la sottostruttura della Cupola 1. La Cupola 2 indica problemi di temperatura, ma ho già inviato i droni. Maury, ti prego, non sappiamo cosa succederà quando arriverà la scossa. Torna indietro!"

"Mi ci vorrà un attimo", promette. "Devo solo aprire l'habitat di ricerca, così gli sciamanti saranno liberi..."

"Per Allah", sussurra Barat. "È scomparsa."

"Cosa... è scomparsa?", chiede Mia.

"La trazione mareale. La massa fantasma. È... andata. La luna sta tornando alla forma sferoidale. Rilevo onde primarie nell'oceano della sottosuperficie. Terremoto. È un terremoto! Maury, vattene subito da lì! Muoviti!"

Maury immagina sessanta metri di luna incurvata, l'intera massa di Titano come una lacrima puntata verso il cielo, che improvvisamente viene lasciata cadere, che si spezza, stride e si contorce per tornare al proprio equilibrio. Le crepe nel ghiaccio sputano fiotti di acqua e ammoniaca. Lastroni grandi come continenti sbattono e rimbalzano e si staccano come iceberg. Il vasto oceano interno sciaborda tonante per ritrovare la sua forma.

"Gli sciamanti", dice staccando le sue boe di galleggiamento.

Senza le boe è molto più denso dell'acqua cattiva che lo circonda, e come un tuffatore piomba verso la traversa sottostante a cui è ancorato l'habitat degli sciamanti. La gravità su Titano è indulgente, ma perfino la più indulgente delle accelerazioni conta. L'impatto è potente e la superficie di filmetallo gli schiaccia i polmoni. Annaspa con fatica. Cerca disperatamente un appiglio prima di scivolare e precipitare nell'abisso. Sta finendo... No! Non sta finendo da nessuna parte! Non deve cadere giù!