Il Generale Chen Lanshu sta guidando il suo aliante.

Si aggira intorno all'immenso bulbo della nave colonia, quella che torreggia nel Cosmodromo. I suoi occhi rilevano la temperatura e schiva il vento invernale sorvolando la cisterna criogenica del carburante. Una turbolenza scuote le sue ossa.

"Generale," dice Malahayati. "Stai rendendo Rasputin nervoso."

"Davvero?" Lanshu si inclina in una virata, sogghignando ed effettuando una spirale intorno alla cisterna del carburante. La macchina odia il rischio. Un rischio per il Generale, sicuramente, ma anche per le navi di Rasputin. "È quella la parola che ha usato, giusto?"

"Può essere molto affascinante se vuole" rassicura la sub-mente. Malahayati lavora con Chen Lanshu, ed è sicuramente affascinante, ma questo è il territorio di Rasputin. Rasputin, il re taciturno, il quieto primo tra i pari.

Ieri Lanshu ha parlato con l'IA di una nave colonia che ha definito Rasputin "il Tiranno". Non senza affetto e di certo non senza rispetto.

"Potrebbe affascinarmi in persona" suggerì Lanshu.

"È un tipo molto privato, soprattutto ultimamente."

"Quindi potrebbe fare lo scontroso."

Distende braccia e gambe per un'ascensione verticale, e con un movimento a spirale sfreccia verso la cima per poi dirigersi verso il muro difensivo. Il suo aliante è la sua seconda pelle, una membrana alare, come quella di una volpe volante.

Il Cosmodromo scorre sotto di lei. Eseguendo un rollio di ali, saluta sfrontatamente una nuvola passeggera di acari sensori. Due MBT della divisione di sicurezza stanno effettuando dei test nella Piana delle Falene.

"Non capisco perché sei venuta," dice Malahayati. Probabilmente sta mentendo. Malahayati capisce molto bene Lanshu. "Non capisco perché ti sei nascosta durante il lancio di ieri."

Già, il lancio. DAGA VERDE. Rasputin sta muovendo silenziosamente un'altra arma del giudizio nell'orbita terrestre. E tutti gli altri lanci, non solo armi, ma anche persone che il piano di colonizzazione ha avanzato con decisione... come se il bisogno di sfollamento fosse ormai imperativo.

Il Generale Chen Lanshu vira attraverso la Muraglia. Guarda tutta questa bellezza! Guarda l'autostrada aprirsi attraverso le verdi colline e le bianche montagne. Ora immagina se lei atterrasse e iniziasse a camminare, lontana da tutto, nelle terre selvagge...

"Immagina se qualcosa andasse storto" dice lei. "Immagina questa strada affollata di cadaveri. Immagina la squadra di sicurezza che abbatte i rifugiati non appena provano a entrare nelle navi. Immagina le macchine da qui all'orizzonte..." quelle inutili e antiquate macchine che la gente ancora possiede, poiché lo strano e iniquo avanzamento di questo mondo post-Viaggiatore lascia molte cose invariate.

"Ti aspetti violenza?" Chiede Malahayati, in quella maniera conciliatoria e cauta tipica della sua persona quando ha a che fare con gli umani. "Qualcosa oltre le nostre capacità di prevenire o contenere?"

Aspettative? Come un militare professionista? No, no. Ma...

Una volta, quando era più giovane, aveva sedici o diciassette anni, Chen Lanshu aveva imposto la sua autorità per riuscire a dare un'occhiata all'impianto di Taipei. Guardò le immagini di quell'affresco e sentì... un presagio, un peso enorme, una paura che rifiutò di accostare a qualsiasi tipo di minaccia. E la sentì di nuovo, l'anno scorso, quando fu informata del progetto a Lhasa, la macchina delle visioni...

Un brivido le corre lungo la schiena. Le ali iniziano a vibrare e tremare tra le correnti d'aria.

"Non è questo ciò che facciamo, Mala?" chiede. "Il motivo per cui abbiamo ancora soldati? Il motivo per cui vi abbiamo creati? Per le aspettative."

Il Viaggiatore venne fuori dal nulla. Un imprevisto totale.

Immagina se non fossimo stati amichevoli. Prova a immaginarlo.

Rasputin sicuramente l'ha fatto.