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Amore mio, ho aperto questo registro per porgerti delle scuse.

Da scienziata, credo nelle registrazioni, nei protocolli, nei controlli di qualità e nella deontologia. Credo nell'importanza della miscredenza...

Ciò che sto facendo qui non ha a che fare con la scienza, ma è immorale, segreto e vergognoso. E dopo quello che è successo a Ishtar, carissima Chioma, so che saresti furiosa con me per averti coinvolta. 40 anni non sono abbastanza per dimenticare un giorno come quello.

Ma credo che sia importante. Il minimo che posso fare è lasciarti qualche appunto.

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Prima prova. Primo soggetto.

Fu un atto di stupida solitudine. Usai il dispositivo su me stessa perché...

[silenzio: 0:08]

... mi mancavi. Non ci siamo separate per più di un anno da quando ci siamo incontrate. Non sono una brava moglie, vero? Mi scrivi ogni settimana, anche con tutto il lavoro su Iperione e la distanza che ti separa da me. E io agisco come se non fosse abbastanza.

Costruimmo il dispositivo per simulare il sistema di portali vex di Ishtar. Un osservatorio, sì, ma lo immagino più come una nave mentale. Capace di dislocare i suoi carichi attraverso lo spazio e il tempo.

Il laboratorio è freddo e isolato. Noi siamo in quarantena dal mondo, fisicamente e mentalmente. Non possiamo mandare messaggi. Se violassimo le multiforme vex, anche i nostri mondi potrebbero trasmettere il contagio. Una sera lo scorso mese mi mancavi particolarmente così...

... ho pensato che avrei potuto guardare all'interno del dispositivo e trovare una delle tante Chioma. Ho pensato di poter chiamare una di quelle bipartizioni che mandammo a esplorare.

Volevo solamente mandarti il mio amore.

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Zakharik Gilmanovich Bekhterev, che possa riposare in pace. Quando le nostre sonde continuavano a fallire, quando i miei rapporti erano le nostre uniche e sole positive scoperte, lui si offrì volontario per usare il dispositivo. Un minuto di esperienza soggettiva al suo interno.

Prendemmo precauzioni e funzionarono. Bekhterev non riportò nessun danno fisico.

Dopo che lo estraemmo, disse di sentirsi calcolato. Gli chiesi cosa intendesse e lui disse di poter vedere tutte le sue scelte disposte di fronte a lui come delle rotaie, senza possibilità di alcuna deviazione.

Si suicidò poco dopo. Mi chiedo se stesse cercando di dimostrare qualcosa.

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Decidemmo di non interrompere la missione. Folle, non trovi? Ci sono pressioni su di noi di cui non posso parlarti fino a quando non ti rivedrò.

Lo scopo del sistema sono le informazioni, capisci? È stampato proprio sullo scafo: SxISR. Attività speciale. Ci piacerebbe renderlo affidabile.

La nostra mente bellica di sorveglianza ha ideato una medicina che ci preparerà e ci proteggerà.

Inizio a chiedermi se ci sbagliavamo sul mercante e l'alchimista. O se la spiegazione del tempo fosse incompleta.

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Dolce Lakpha. Meditò prima di entrarvi. Nulla se non déjà vu e tre secondi di urla. Le urla cessarono e lui non ne ricorda più nulla. Il déjà vu invece è rimasto. Ma dice che sta migliorando. Sente di aver avuto questa conversazione solo dieci volte prima di ora, non mille.

Ho suggerito di provare a bipartire la mente. Abbiamo bisogno di più gente sana con cui lavorare. Per favore, perdonami amore mio.

Stiamo diventando superstiziosi. Il comportamento del dispositivo è inconsistente. Impossibile da replicare. Ci volgiamo a comportamenti rituali per placarlo.

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Rajesh. Quando raggiunse l'ottava bipartizione ci disse di essere morto. Gli credetti, era morto. Ci parlò. Era vero. Qualsiasi cosa vide, era il suo futuro.

Sta bene, dopotutto. Quando guardo nei suoi occhi mi chiedo cosa si nascondi sotto la sua pelle. Ma quel pensiero non è scientifico.

Non parliamo di altro se non del dispositivo. Ne parliamo come un semidio. Quando uscirò da qui so che il mondo intero mi sembrerà un velo logoro.

Penso sia chiaro che parte del problema sia il substrato. Abbiamo bisogno di altre cose oltre la carne e le medicine per sopravvivere a tutto ciò.

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Ti ho sentita, mio amore. Ero alla sesta, oscillando sull'asse degli eventi, coordinato con una multiforma conosciuta. Ti ho sentito. Mi stavi parlando... non a me, ma a un'altra me, un'altra Maya Sundaresh.

Mi hai detto: amore mio, sono accadute così tante cose ed è passato così tanto tempo. Siamo diventate così distanti. Senti mai il desiderio di tornare a casa?

E dissi, non io, ma l'altra me, dissi: "Amore mio, io sono sempre a casa."

Mi ritiro, amore mio. Ho finito di fare questo lavoro e sono stanca di starti lontana. Ci vedremo presto. Non posso portare questo diario con me, così l'ho lasciato per gli altri a venire, e gli ho chiesto di continuare a registrare.

Forse diverrà una tradizione. Il vangelo del nostro piccolo culto.