"Ho un dono per te" dice Oryx.

Savathûn, megera-regina, lancia uno sguardo pieno di sospetto nella sua direzione. "È la logica della spada necessaria a entrare nel Profondo e rubare il tuo potere per i miei scopi?"

I loro passi echeggiano attraverso le lune belliche mentre camminano sul ponte di una corazzata vecchia duemila anni. La flotta di Savathûn si è radunata qui per prepararsi all'assalto all'albero consacrato. Presto, seguendo la scia della sua preda, arriverà anche il Profondo. L'alveare sarà la sua avanguardia.

"È un vex che ho catturato. Si chiama Quria, Trasformazione della Lama. Ha tentato di penetrare il mio trono e ho pensato ti sarebbe piaciuto studiarlo." Oryx si ferma per digerire, attraverso il legame di lignaggio riesce a percepire le uccisioni di Crota a mondi e mondi di distanza, e sente il dolce sapore di grasso. "In Quria troverai una mia tentata simulazione vex. Potrebbe generarne altre, magari te o Xivu Arath. Gli ho lasciato un brandello di volontà, in modo che possa sorprenderti."

"Tenterà di uccidermi esplodendo" brontola Savathûn. "O farà entrare le sue macchine nel mio trono, dove si appresteranno a trasformare tutto in vetro e orologi."

"Se riuscirà a ucciderti, meriti di morire" ribatte Oryx provando un fremito di eccitazione, poiché prova piacere ad affermare il vero.

"Lo sai che non ho ancora trovato la prova definita." Savathûn accarezza il vuoto con uno dei suoi lunghi artigli e lo spaziotempo geme al suo tocco. "Questa nostra teoria dove noi liberiamo l'universo divorandolo, rimuoviamo la sua parte marcia, diretti verso la sua forma ultima; non ho ancora trovato una prova definitiva, eternale. Potremmo ancora avere torto."

Oryx la guarda e per un momento, un piccolo momento, prova nostalgia. Pensa tra sé: immagina tutti gli anni che abbiamo passato, ciò che abbiamo compiuto. Non siamo stanchi, eppure siamo vecchi. La mia lama è ancora appuntita. Sono vivo quando sono con te, e ogni volta che ritorno dal mio trono sento come se avessi ancora due anni d'età e mi trovassi in fondo all'universo con lo sguardo rivolto verso il cielo.

Poi dice: "Sorella, siamo noi, l'alveare, la prova definita. Se sopravviviamo per sempre, dimostreremo la nostra teoria, e se soccombiamo a una razza più spietata sapremo di aver avuto ragione."

Savathûn lo guarda col fuoco negli occhi e risponde: "Mi piace, molto elegante" sebbene sia giunta a questa conclusione tempo fa.