Cammino, sono diretto verso il planetario per parlare con mio padre ma, dal nulla, sento uno strano rumore e mi giro. Le mie sorelle sono dietro di me e stanno rimuovendo sassi dalla strada su cui cammino. Hanno queste gigantesche spade, spade da esecuzione, e le stanno usando come leve per smuovere i sassi. I sassi sono coperti di scritte. Sono come tavole. E sotto si vede la terra piena di vermi.

Devo arrivare al planetario prima che loro mi raggiungano, allora comincio a correre, ma qualcuno mi fa lo sgambetto: è mio padre, ha allungato la gamba e mi sta prendendo per le corna e mi sbatte la faccia per terra. Il dolore è così forte da quasi farmi vomitare il verme.

"Perché non eri pronto per tutto questo" dice mio padre, che indossa i suoi occhialini antibagliore che usava per salvare le sue visioni durante le tempeste elettriche o i fuochi oceanici. Mi vedo riflesso nei suoi tre occhi. "Non capivi che sarebbero state gelose perché non potevano venire a parlare con me al planetario? Non capivi che ti avrebbero attaccato??"

Io comincio a frignare come se avessi due giorni di vita e dico: "Padre, credevo tu fossi mio amico, credevo di essere al sicuro qui." Ma lui mi mostra il suo pugno e capisco che sta ridendo di me per avergli creduto: cosa mi aveva fatto pensare di essere al sicuro? Nel pugno tiene un sole nero e mi prende per la gola e incomincia a versarmelo dentro.

Vedo le mie fauci nei suoi occhialini, tre riflessi delle mie fauci piene zeppe di denti.

E comincio a divorare mio padre. Gli dò dei morsi grandissimi e lo graffio tutto. Mangio le sue gambe e mangio le sue braccia e mangio i suoi occhialini e i suoi occhi e lui dice: "Bravo, bravo, questo sì che è maestoso e vero."

Ma le mie sorelle stanno ancora sradicando la strada e io non so come tornare indietro.