Va bene, va bene, vi racconto la storia di quel caduto.

Non è andata come pensate. Non abbiamo fatto qualcosa... di concreto: niente stretta di mano, nessuno sguardo glaciale di stentato rispetto reciproco. Non so neanche che mano avrei dovuto stringere. Ma loro stringono la mano? Sarebbe complicato.

In ogni caso, ecco com'è andata. Ero sulla Luna. Penetravo in una struttura dell'alveare nel Mare Imbrium, alla ricerca di un altare, e d'improvviso sono... sciamati. File e file e file di schiavi, che correvano lungo le colonne, ma le colonne erano composte da cavalieri, e le ombre dietro le colonne si alzavano sibilando sortilegi.

Mi son dato immediatamente alla ritirata.

Avevo sì una via d'uscita piena di schiavi, ma c'era anche un piano di riserva. Mi diressi verso la cima del pendio, trovando copertura all'ombra di una Ingens schiantata. Dopo aver svuotato la mitragliatrice, mi son abbassato per ricaricare e la vidi dall'altro lato della chiglia che uccideva schiavi: un caduto femmina coi colori dell'Esilio, vestita coi marchi di un Barone, anche se le bandiere erano a brandelli e impolverate di cenere dell'alveare. Era sola. Aveva forse perso l'equipaggio.

Non avevo tempo per spararle e nemmeno lei aveva tempo per aprire il fuoco su di me, allora tornammo tutti e due ad uccidere l'alveare. I cavalieri mi spinsero all'aperto e indietreggiai su per la piana verso un'alta roccia soprastante, nell'ombra di una vecchia antenna interferometrica. Era una posizione molto strategica, così ben presto salì anche lei.

Per un po' li uccidemmo e basta, cosa difficile da far sembrare interessante in una storia, dunque tralascerò.

Infine arrivarono le maliarde. Io salii in cima all'antenna, per avere una miglior angolazione e lei ripiegò verso la base del trasmettitore e ruppe le sue spade contro un cavaliere. Vidi tutta la scena e non so spiegarvi come mi sentivo. Era un'altra creatura vivente, con una mente che potevo comprendere, e non mi aveva né ululato contro né aveva tentato di mangiarmi lo Spettro. Esultai quando vidi cadere il cavaliere.

Tornai sul terreno, a corto di munizioni, e lei era a terra, appoggiata ad un muretto che mi guardava coi suoi piccoli occhi neri mentre perdeva etere fumante. Il cavaliere non era morto facilmente. In fondo al pendio, l'ultima maliarda si muoveva come un fuoco dietro ad un'altra fila di schiavi.

Guardai il caduto femmina, e mi chiesi quante vite innocenti erano state terminate dalle punte di quelle lame spezzate.

E in quel momento lei fece una cosa bizzarra. Estrasse l'ultima pistola elettrica dalla sua bandoliera e la lanciò tra noi due, come se me la volesse offrire. Quando andai a raccoglierla tentò di accoltellarmi, ma era lenta, e non sembrava sorpresa quando le spaccai le braccia e le aprii il collo.

Ancora oggi mi chiedo se mi odiasse, o se volesse che io la uccidessi, o se mi stesse solo dando una scelta.

Uccisi un bel po' di schiavi con quella pistola.