Tre esseri umani arrivarono su un'alta cresta e scorsero il futuro. Videro la pioggia piombare su un deserto millenario. Sentirono l'aria addolcirsi con l'ossigeno e l'acqua calda e il germoglio della vita.

A volte mi chiedono se in quel momento sentii morire qualcosa. La fine dell'auto-sufficienza umana.

Non so mai come rispondere. So che io ero cambiato. Nessuno può provare sulla sua pelle una meraviglia del genere e non cambiare. I decenni passati da quel giorno me l'hanno dimostrato.

Sapevo che non avrei mai più comandato una missione come quella. Capii che avevo bisogno di una nuova passione. Per questo concentrai tute le mie nuove capacità cognitive nello studio del Viaggiatore. Come può un'entità del genere ricreare completamente un mondo così in fretta? Cinquant'anni più tardi ho dimestichezza con la matematica avanzata, con pensieri particolarmente topologici e con la sfuggente irrealtà della Luce. Oggi faccio parte di un progetto che studia le azioni terraformanti del Viaggiatore.

Ma mi piacciono ancora le interviste. Mi piace tornare a quella missione.

Mi rende incredibilmente felice vedere quanto tutto sia andato per il verso giusto. E mi rende felice pensare di essere stato lì.